L’agricoltura moderna punta al raggiungimento della massima efficienza, così da poter aumentare la produttività dei propri terreni e offrire molta più materia prima. Sovrappopolazione, aumento del benessere, spreco alimentare e consumo sfrenato hanno portato la produzione agricola a dover mantenere ritmi molto serrati per poter sfamare tutta la popolazione.
Con il passare dei decenni si è passati da metodi e mezzi ormai antiquati ad una totale rivoluzione agricola. La svolta principale è stata l’introduzione dei fertilizzanti, ossia prodotti chimici pensati per migliorare le proprietà chimiche del terreno ed aumentarne la produttività. Tra questi quelli che spiccano per importanza e varietà sono quelli a base di fosforo, sia perché generalmente più eco-friendly rispetto alle alternative, sia perché molto efficaci e semplici da gestire.
Come mai proprio il fosforo?
Il fosforo è un elemento fondamentale nella germinazione e nell’accrescimento della pianta. Gioca un importante ruolo nel trasferimento di energia (esso è infatti alla base del meccanismo dell’ATP), nei processi metabolici ed è componente fondamentale degli acidi nucleici (il DNA). La presenza della giusta quantità di fosforo nel terreno è un elemento chiave per un rapido sviluppo della pianta, ma la sua quantità tende a scarseggiare in terreni sfruttati in maniera intensiva.
Per ovviare alla sua eventuale scarsità, sono stati introdotti fertilizzati che integrano la quantità mancante, mantenendo sempre alto il livello produttivo nel terreno e consentendo ritmi di semina più serrati. Oltre alla parte relativa all’accrescimento, si ha anche una naturale protezione contro parassiti e patogeni. Il fosforo infatti porta ad un irrobustimento dei tessuti, con un generale aumento della resistenza.
È pericoloso per l’uomo?
Dal punto di vista del consumo umano, gli alimenti cresciuti utilizzando fertilizzanti a base di fosforo sono assolutamente sicuri. Le evidenze mostrano che tutto il fosforo utilizzato per fertilizzare e necessario all’accrescimento viene assorbito dalla pianta ed impiegato per costruire le proprie strutture, senza che si formino residui o accumuli. L’impiego di questo elemento, sotto molti aspetti, è persino più antico di quanto si pensi. La pratica di utilizzare la cenere per concimare è ormai antichissima, eppure ha molto in comune con ciò che facciamo oggi.
La cenere del caminetto, infatti, è molto ricca di ossidi di fosforo che, combinandosi con l’acqua, formano quelle molecole che ancora oggi utilizziamo nei fertilizzanti. Ciò che è cambiato è solamente il processo intermedio, che consente di ottenere composti più puri e raffinati. Dal bruciare legna nel caminetto per poi riutilizzarla in concimazione siamo passati ad enormi impianti industriali estremamente avanzati come quelli di www.chimitex.it, azienda che da anni ormai si è ritagliata un ruolo all’interno del settore chimico. Nonostante sia cambiato aspetto e procedura, la chimica alla base è sempre la stessa.
Danneggia l’ambiente?
Questo argomento è piuttosto controverso e lascia alcune questioni ancora irrisolte, principalmente perché oggetto di studi.
Il problema dell’inquinamento non dipende dal fosforo, già molto abbondante nel nostro pianeta e in generale innocuo per le forme di vita che lo popolano, ma da altri materiali che rientrano nel suo ciclo estrattivo e produttivo.
L’estrazione del fosforo avviene da rocce che contengono anche piccole quantità di cadmio e uranio. Eseguire l’estrazione in sicurezza è possibile, ma richiede delle accortezze che, in molti paesi, vengono completamente tralasciate. Le principali fosforiti si trovano nel Nord Africa e in Russia, in zone che proprio a causa dei residui estrattivi hanno falde acquifere molto inquinate e sorgenti di acqua non potabile. Eliminando l’anello dell’estrazione, o riducendolo significativamente, si potrebbe però abbattere l’impatto ambientale del fosforo.
Le possibilità prese in considerazione sono molte, tra cui ovviamente c’è il riciclaggio. Sfruttando i rifiuti domestici potremmo recuperare il 30% del nostro fabbisogno di fosforo. I processi produttivi ed estrattivi sono inoltre poco efficienti, proprio perché questo materiale è così abbondante che gli sprechi non sono poi rilevanti. Ottimizzando i processi con le attuali tecnologie sarebbe possibile ridurre l’impatto ambientale a livello molto bassi.