La crescita degli attacchi informatici è praticamente inarrestabile: a dirlo è il Rapporto Clusit, alla sua dodicesima edizione, che evidenza un aumento del cybercrimine e dei danni causati dagli attacchi alla sicurezza informatica. Quando si parla di Cybercrime, ci riferiamo sostanzialmente a quei reati che mirano a rubare dati personali e sensibili, per trarne profitto o richiedere denaro. Ma cerchiamo di capire assieme il contesto in cui oggi va inserita la sicurezza informatica e chi se ne occupa da vicino, come Area Software, una società che propone una consulenza anche su questi temi e sulla protezione informatica, consultabile anche online su Areasoftware.biz.
La criminalità informatica, il quadro della situazione
La legge italiana interviene per la prima volta contro la criminalità informatica nel lontano 1993 con una legge specifica che introduceva in modo inedito questi concetti in un periodo in cui ancora gli strumenti normativi erano del tutto inadeguati al cybercrimine e ai reati commessi attraverso l’utilizzo dell’informatica e del computer. Man mano anche il legislatore europeo ha cominciato a rivolgere la propria attenzione all’argomento della criminalità informatica, emanando una serie di direttive e regolamenti e andando via via a definire sempre più nel dettaglio i reati commessi a livello informatico e gli strumenti di tutela dei dati.
Gli attacchi di criminalità informatica nel 2017
Secondo l’indagine di Clusit nel corso del 2017 ci sono stati oltre 1100 gli attacchi di criminalità informatica in tutto il mondo. Naturalmente questa cifra si riferisce a episodi particolarmente gravi, ovvero quelli in cui ci sono state anche conseguenze economiche serie per le vittime. Nell’indagine sulla tendenza per questo 2018, inoltre, Clusit sottolinea che la criminalità informatica che mira al furto di denaro o di dati sensibili è la prima nel cybercrime mondiale e rappresenta oltre il 75% degli attacchi totali, con un aumento del 14% rispetto al 2016. Pensiamo che nel solo 2017 la criminalità informatica ha causato un costo di 500 miliardi di dollari. Passando invece all’Italia, nel 2017 sono stati soprattutto i malware a fare da padroni in questo contesto, rappresentando la primaria tipologia di attacco, anche rispetto a quelli più industrializzati. Una situazione complessiva che gli esperti del settore definiscono come seriamente preoccupante perché lo scenario dimostra come il rischio di una criminalità informatica dalle conseguenze anche molto critiche per l’intera comunità è purtroppo possibile. Occorrono quindi investimenti seri sulla sicurezza informatica e sulla formazione di specialisti del settore, che vadano di pari passo, almeno, rispetto a quelli programmati per la digitalizzazione della macchina pubblica e dei privati.