Un business plan non è solo un documento tecnico: rappresenta il biglietto da visita con cui una startup si presenta al mondo degli investitori. La sua funzione non è limitata a illustrare numeri e strategie, ma a trasmettere una visione credibile, strutturata e capace di generare fiducia.

Nel contesto attuale, caratterizzato da forte competizione e abbondanza di progetti in cerca di capitali, presentare un piano convincente diventa un fattore discriminante tra chi ottiene risorse e chi resta indietro. È qui che emerge l’importanza di sapere come fare un business plan che eviti i passi falsi più frequenti.

Molti imprenditori alle prime armi, spinti dall’entusiasmo, cadono in trappole ricorrenti che minano la solidità del documento. Errori apparentemente piccoli possono rivelarsi fatali, soprattutto quando l’obiettivo è attrarre l’attenzione di venture capital, business angel o fondi specializzati.

Comprendere questi errori e imparare ad evitarli è quindi cruciale per ogni business plan per startup che ambisca a trasformarsi in un progetto finanziato e sostenibile.

Mancanza di chiarezza nella value proposition

Il primo errore riguarda la value proposition, spesso descritta in modo generico o poco incisivo. Dichiarazioni vaghe come “offriamo un servizio innovativo” non comunicano nulla di concreto e lasciano l’investitore confuso.

Al contrario, una descrizione chiara del problema affrontato e del valore unico offerto consente di percepire subito la portata dell’iniziativa. Esplicitare l’impatto misurabile, come una riduzione dei costi o un incremento di produttività, rende il messaggio più forte e memorabile. Senza questa chiarezza, l’intero piano rischia di apparire fragile e poco convincente.

Proiezioni finanziarie irrealistiche e non supportate

Un altro errore comune è la presentazione di proiezioni finanziarie irrealistiche, spesso caratterizzate da curve di crescita esponenziali non giustificate da dati concreti. Stimare guadagni vertiginosi senza considerare costi nascosti, spese di marketing, burocrazia e personale trasmette l’idea di scarsa preparazione. Al contrario, proiezioni basate su benchmark di settore e analisi puntuali generano fiducia. Un investitore preferisce un piano prudente ma credibile piuttosto che una promessa irraggiungibile, perché ciò che conta è la coerenza tra numeri e strategia.

Team inadeguato o presentato male

Il team è spesso la prima variabile valutata da un investitore. Anche un’idea brillante perde valore se a sostenerla non vi sono persone competenti e dedicate. Errori tipici sono la presentazione di curricula generici, la mancanza di ruoli complementari o l’assenza di un impegno full-time.

È invece fondamentale evidenziare competenze tecniche, esperienze precedenti di successo e coesione interna. Un team presentato in maniera efficace trasmette solidità e aumenta le probabilità di finanziamento, perché gli investitori sanno che sono le persone, più che le idee, a determinare l’esito di un progetto.

Mercato mal dimensionato o non validato

Molti business plan cadono nella trappola di sovrastimare il mercato di riferimento, presentando cifre enormi che non hanno attinenza con la reale capacità di penetrazione del prodotto.

 Parlare di miliardi di dollari senza distinguere tra mercato totale e mercato realmente accessibile è un errore che indebolisce l’intera proposta. Altrettanto grave è non aver validato l’idea con dati concreti, feedback degli utenti o test preliminari. Una stima onesta, supportata da evidenze, rafforza il documento e dimostra che l’impresa sa muoversi in maniera realistica.

Strategia di go-to-market vaga o assente

Scrivere “faremo marketing digitale” non è una strategia. Una go-to-market strategy convincente deve dettagliare canali di acquisizione, budget previsto, costi per cliente e metriche di performance.

La vaghezza in questa sezione trasmette l’idea di superficialità e impreparazione. Al contrario, un piano che descrive in modo concreto come si intende raggiungere il target, con quali risorse e in quali tempi, mostra determinazione e visione strategica.

In questo senso, anche strumenti e tecnologie per il project management di team distribuiti possono offrire vantaggi concreti, contribuendo a strutturare meglio i processi e a supportare la scalabilità. È qui che un business plan per startup dimostra di avere gambe per camminare davvero sul mercato.

Sottovalutazione della concorrenza

Uno degli errori più gravi è affermare di non avere competitor. Ogni prodotto o servizio, anche se innovativo, si inserisce in un contesto in cui esistono alternative dirette o indirette. Non riconoscere la concorrenza significa dimostrare scarsa consapevolezza del mercato.

Gli investitori si aspettano un’analisi dettagliata, con confronto tra punti di forza e debolezza, strategie di differenziazione e opportunità di posizionamento. Solo così si può trasmettere la percezione di un progetto maturo e pronto a confrontarsi con la realtà.

Exit strategy mancante o poco realistica

Infine, molti piani trascurano la exit strategy, ossia il percorso attraverso cui un investitore potrà recuperare il capitale con profitto. Senza questo elemento, il business plan appare incompleto e poco attrattivo.

 Mostrare scenari concreti di acquisizione, fusione o quotazione in borsa, corredati da tempistiche e comparazioni realistiche, dimostra lungimiranza e rafforza la fiducia. Una strategia d’uscita chiara non è un dettaglio opzionale, ma un tassello fondamentale per convincere chi deve mettere denaro sul tavolo.

Evitare questi sette errori significa costruire un documento che non solo descrive un progetto, ma lo rende credibile e attraente agli occhi di chi deve investire. Un business plan per startup ben realizzato è molto più di un fascicolo: è uno strumento narrativo e strategico che racconta una visione concreta, sorretta da numeri affidabili e da persone competenti.

Investitori e fondi sono abituati a leggere centinaia di piani ogni anno: distinguersi richiede precisione, realismo e capacità di trasmettere fiducia. Chi riesce a farlo aumenta le possibilità di trasformare un’idea in impresa e un sogno in una realtà finanziata.

Di Rossano Veneziani

Uso il mio blog come spazio per condividere i miei pensieri su libri, film e attualità. Scrivo anche di varie cose che amo fare quando non scrivo sul blog.